Scritti

Carta Vetrata


Titolo:
PERCHE’ INFORMART?

Tecnica:
n.d.

Dimensioni
n.d.

Note:
da Informart, apr. ’98

PERCHE’ INFORMART?


Abbiamo recentemente notato che la pagina Mostre in Sardegna dell’inserto “Week” del settimanale Bazar, è scivolata in un cantuccio, tra indirizzi di ristoranti, pizzerie e discoteche. E con essa ha subito la stessa sorte il calendario degli spettacoli teatrali e dei concerti: il tutto miniaturizzato in modo da non sottrarre spazio o recare il minimo disturbo alla fantasmagorica invasione a pagamento – come ovvio e di diritto, del resto – dei fantastici e fantasiosi nomi di quei tanti localini che ci sottraggono alla disastrosa realtà della nostra solitudine quotidiana alimentando di rumori colorati i nostri sogni e i nostri stomaci. Quasi a sottolineare perentoriamente, per chi non l’avesse ancora capito, che, tutto sommato, sempre di merce si tratta, materiale comunque deperibile e da consumarsi in giornata o da bere come un drink al bancone di un bar, in piedi e in fretta, senza neppure il tempo di una piacevole conversazione. Il problema della mancanza di informazione (anche di semplice cronaca) sulle attività espositive è stato affrontato diverse volte e in varie sedi senza però scalfire (perché poi?) la crosta d’indifferenza di chi ritiene pretestuosamente e con una certa arroganza che la cosa sia di scarso interesse per “il grosso pubblico” e che semmai queste notizie devono essere date in modo “leggero” (leggi frivolo) perché la “gente” è stanca di pensare e vuole solo svagarsi. E meglio quindi dare informazioni utili sul parrucchiere (chiedo scusa, l’acconciatore) che fa le acconciature più “in” o su dove puoi farti un “fisico bestiale”, magari senza faticare tanto, come capita invece agli sportivi con tutti quei loro noiosissimi allenamenti. E contemporaneamente, oltre che tante belle informazioni, si può lanciare un utile messaggio di positività, che non guasta in questi tempi difficili, senza peraltro rinunciare a uno solo di quei soldini che tanto fanno comodo in questi momenti di precarietà e insicurezza. Tutto ha un costo e ,quindi, un prezzo, è vero, ma la parola “servizio” non la conosce più nessuno?


Comunque la partecipazione in massa dei cittadini alle poche manifestazioni ufficiali – reclamizzate ovviamente con forte impegno pubblicitario ed economico – la dice lunga su quanto sia sentita la necessità di costanti e continue proposte culturali nel nostro territorio. Ma queste occasioni non possono e non devono essere le uniche proposte da portare alla conoscenza della città: la città vive e pulsa anche grazie ai tanti (piccoli o grandi non importa) interventi che le varie associazioni culturali, in tutti i campi, testardamente si ostinano a proporre, molto spesso senza sovvenzioni o lucro di nessun genere, sia ben chiaro, ma sicuramente con il forte e disinteressato impegno dei singoli: interventi che meritano di essere portati alla conoscenza dei cittadini che a loro volta hanno il diritto di esserne infirmati, anche se si tratta di sparute minoranze che, ahimè loro!, si interessano di più a queste cose e magari (stupidamente s’intende) trascurano le ultime vicende private di qualche personaggio televisivo ospite del ciarliero salottino di mauriziocostanzoshow.


Una città che si propone nei manifesti e nelle riviste (sempre a pagamento) come città turistica deve riflettere su questa tendenza che ha la “nostra” informazione a trattare solo avvenimenti – discografici, per fare un esempio – di grande rilievi nazionale e commerciale, e che comunque troviamo in tutte le altre testate giornalistiche e televisive italiane con servizi di prima mano, sottovalutando e trascurando (è un tormentone?) la cronaca delle manifestazione locali, a parte quelle folcloristiche, e adducendo il pretesto che, in fondo, di cose di scarso rilievo si tratta o solo di storia minore, come qualcuno, con malcelato senso di superiorità o aria supponente da “maestrino”, continua a ricordarci. Si potrebbe facilmente obiettare che su questo potrebbero voler decidere i lettori, sempre che siano messi in condizione di essere informati e quindi verificare le proposte.


Ci stupiamo ancora però (lo stupore lasciatecelo, non privatecene, è forse uno dei pochi diritti che ancora ci restano) dell’atteggiamento dei media, compresi quelli locali, soprattutto quelli locali, che senza pudore lasciano scorrazzare da una pagina all’altra solo i pippobaudo o le raffaellacarrà di turno con grande diletto (sarà poi vero?) dei collezionisti di vizi privati dei loro eroi patinati, e annullano gli spazi deputati (dove saranno finite quelle tanto deprecate rubriche di qualche anno fa, tipo cronache d'arte?), dedicati in particolare alle notizie espositive. Non vorremmo si corresse il rischio di dover arrivare a una sorta di autarchia della comunicazione (nel villaggio globale!), nel senso che ciascuno per suo conto sia costretto a inventarsi, con tutti i rischi della frantumazione dell’informazione, una specie di “radio-fante” per poter raggiungere i suoi 40 lettori. Non ditemi che c’è Internet, lo so già.


Dimenticavo la domanda iniziale: Perché InformArt?


Non ho più risposte.